Come scrive qualcosa, che non sia banale, sul 25 Aprile? Non ho la presunzione di scrivere qualcosa di profondo su questo giorno, non ne sarei, pur volendo, in grado. Tuttavia è una domanda che mi pongo da un po'.
Sono sempre stato convinto che il giorno celebrativo di ogni evento, ogni anniversario, fosse da intendere come l'appuntamento conclusivo di un percorso intrapreso in un anno. Quindi non un occasionale giorno in cui celebrare riti o rituali, in cui meccanicamente fare o dire qualcosa, ma un giorno in cui fare un bilancio dell'anno trascorso, un giorno in cui constatare se ciò che si commemora esiste davvero e se ha valore.
Sono trascorsi sessantacinque anni dalla liberazione dal Nazifascismo e dal trionfo delle formazioni Partigiane. La lotta di liberazione ci ha regalato la Costituzione antifascista e la Repubblica laica fondata sul lavoro, ma quanto è rimasto della Storia di quel periodo?
Oggi riusciamo a comprendere il pieno significato del sacrificio di migliaia di persone che hanno dato la propria vita, per permetterci di essere Liberi di mandare al potere, anche un uomo inetto come Berlusconi e la sua banda? Il sacrificio di tanti Partigiani, per la Libertà di essere razzisti e xenofobi? La Libertà, per poter puntare il dito contro "lo straniero" e accusarlo dei essere la causa prima dei mali del nostro Paese?
Per questo hanno resistito, e hanno dato la propria vita, donne e uomini protagonisti degli anni più bui della nostra storia.
Uno Stato, il nostro, che più che essere l'espressione di quello che fu l'esperienza della lotta Partigiana, è la rappresentazione di quello che portò allo sfacelo l'Italia del secolo scorso: la corruzione, uno stupido nazionalismo che, per definizione, è sempre fine a se stesso, il razzismo e il fascismo.
Morti invano. Sono stati degli stupidi. I tanti Partigiani che credevano negli ideali di giustizia, di libertà e solidarietà tra i popoli, sono stati degli stupidi. Morti inutilmente.
Il sacrificio più alto che un essere senziente può fare, per un essere vivente, è dare la propria vita per salvare quella altrui. Chi è stato disposto a tale sacrificio doveva aver compreso valori così elevati che noi contemporanei, non solo gli ignoriamo, ma non arriviamo nemmeno ad immaginarli e per questo li calpestiamo ed arriviamo, spesso, anche a condannarli, sottovalutandone, da buoni superficiali quali siamo, la grandezza.
Perciò dico stupidi a chi è stato uomo o donna più di me. A chi ha avuto il coraggio di capire che ne valeva la pena nonostante tutto. Io dico stupidi.
Provo un senso di rabbia e di angoscia guardandoci, guardando a noi come popolo: atrofizzato, reazionario, egoista, privo di passione e rassegnato a questo stato di cose.
Come si può pensare che un dato momento storico sia, in perpetuo, lo stesso? Ma davvero noi popolo pensiamo che la Storia attuale sia immutabile? Davvero crediamo che non ci sia niente da fare? Che questo stato di cose non sia abolibile?
Io non conosco una Storia in cui un popolo unito, e forte delle proprie idee, non abbia vinto una battaglia.
Non credo esista.
La Storia, benedetta Storia, insegna che se si è uniti, se si lotta tutti, contro un' oppressione, non c'è altra strada che la vittoria. Nel '40 si lottava con i fucili e si sabotava con le bombe. Oggi dobbiamo farlo con le idee, oggi i nostri fucili saranno l'istruzione e la cultura, e le azioni di sabotaggio saranno l'applicazione dei nostri ideali, dove non uno dovrà essere abbandonato; sarà il lavoro per la costruzione di uno Stato di Popolo per il Popolo.
Oggi la Resistenza siamo noi. Oggi dobbiamo scegliere se immolarci o meno.
Così il sacrificio dei nostri Partigiani non sarà reso vano. Così noi potremo festeggiare il 25 Aprile come il giorno della Liberazione e quello della Rinascita del Popolo inteso nell'accezione più vasta del termine: donne e uomini senza più confini nazionali, ma con l'unica consapevolezza di far parte, e di essere, tra i protagonisti della storia tra le più meravigliose di quelle raccontate: l'Umanità.
Fino ad allora il 25 Aprile, per me sarà, sicuramente un giorno di conquista e di vittoria, ma sopratutto un giorno di lutto, in cui il sacrificio per la Libertà viene ridotto ad una corona di alloro depositata su un monumento ben restaurato, dal vecchietto di turno incorniciato da un bel, il solito, discorso di circostanza.
Questo è quello che penso.
Maurizio Ceccio - Federazione della Sinistra di Melfi.
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