lunedì 23 agosto 2010
Un paese al contrario
Lucania: ceneri mortali Fenice
martedì 10 agosto 2010
Una battaglia vinta!
mercoledì 4 agosto 2010
Dieci domande a Nichi Vendola
2) Quella maggioranza di governo non ha certo brillato per un programma particolarmente innovativo e radicale. Ha varato una finanziaria “monstre” regalando miliardi su miliardi alle imprese; ha rispettato tutti i vincoli europei; ha aumentato le truppe italiane all'estero, ritirandole dall'Iraq ma inviandone di nuove in Libano e aumentando il contingente in Afghanistan. Qual è il tuo giudizio su quell'esperienza che, pure lontano dal Parlamento e dal governo, ti ha visto comunque protagonista di uno dei partiti cardine di quell'alleanza?
3) Il centrosinistra ha ormai sposato la linea militarista di invio delle truppe all'estero e di aumento delle spese militari. Addirittura, ci siamo trovati di fronte al paradosso di una sinistra più leale agli Usa e ai militari di quanto lo sia stato il centrodestra e Berlusconi. Quale sarebbe la tua posizione in materia? Ritireresti immediatamente le truppe dall'Afghanistan e dal Libano? Ridurresti significativamente le spese militari? Avvieresti un programma di riconversione dell'industria bellica?
4) Non hai mai nascosto la tua soggettività omosessuale e questo ha fatto di te un personaggio ammirato oltre che contrastato. Ma come pensi di varare in Italia, alleandoti con il Pd, con Di Pietro, con Castagnetti e Rosi Bindi, una legge sulle unioni civili almeno analoga a quella realizzata da Zapatero in Spagna?
5) L'Italia è immersa in una crisi economica al pari dell'Europa e di gran parte del mondo. Le responsabilità della crisi sono evidenti: la finanza, le banche, i loro legami inestricabili con il sistema delle imprese e delle multinazionali, prelevano risorse sempre più ingenti dalla spesa pubblica scaricando i costi su chi lavora. A Pomigliano si è vista all'opera questa visione della politica e della società con uno stile arrogante e padronale messo in atto da uno, Marchionne, che Fausto Bertinotti era riuscito a definire “esponente di spicco della borghesia buona con cui si può realizzare un compromesso sociale”. Anche tu pensi che occorra realizzare un compromesso sociale con la “borghesia” italiana? Credi sia possibile governare componendo gli interessi degli operai di Pomigliano con quelli di Marchionne, Marcegaglia, delle grandi banche e della finanza italiana preoccupata della concorrenza internazionale?
6) Fai parte di una tradizione politica che ha sempre fatto della democrazia partecipata, del pluralismo, della complessità e della fatica della democrazia un punto chiave del proprio agire politico. Davvero pensi che le primarie, il ruolo carismatico di un “capo”, il leaderismo, siano compatibili con una crescita democratica della società e con una reale partecipazione? Basta davvero venire a votare alle primarie per sentirsi rappresentati? Non serve un percorso di mobilitazione, di strutture plurali e collettive in grado di determinare forme di controllo popolare, di autogoverno, di democrazia diretta nelle quali gli uomini e le donne in carne e ossa siano protagonisti del proprio agire politico?
7) Ti candidi alle primarie con l'obiettivo di essere il primo ministro della settima potenza industriale del pianeta. L'Italia fa parte dei vari G8, G20 e così via. Uno di questi organismi, il G8, nel 2001 tenne il suo vertice a Genova provocando una mobilitazione che ha segnato una generazione militante e ha provocato anche l'uccisione di Carlo Giuliani. A Giuliani tu fai spesso riferimento nei tuoi discorsi pubblici. E' davvero possibile rappresentare le ragioni di quella generazione, e di quel ragazzo ucciso, e far parte del consesso mondiale che è stato, e resta, il principale bersaglio di una contestazione giovanile? Davvero si può fare politica componendo gli opposti?
8) Al centrosinistra, e al Pd, tu proponi una candidatura di “movimento”, nata per “sparigliare” e destinata, ci sembra, a rappresentare le ragioni di chi non ha voce, di chi si batte per un mondo migliore. Contemporaneamente governi la Puglia, una regione importante del Mezzogiorno italiano in cui non ci sembra che in questi ultimi cinque anni siano state invertite o almeno scalfite le condizioni di vita di chi lavora o di chi un lavoro non ce l'ha. La sanità è stata stritolata da affari e corruzione incredibili; esistono un po' di borse di studio per i più giovani ma la disoccupazione resta altissima; c'è una forte e sviluppata criminalità organizzata e così via. Davvero si può ancora proporre una linea “di lotta e di governo” nonostante i guasti realizzati e le illusioni profanate?
9) Per vincere le primarie avrai bisogno di un largo consenso e forse potresti anche averlo sulla base delle tue idee. Per essere il candidato-premier di una coalizione alternativa a Berlusconi dovrai comunque trovare un composizione e una sintesi con le idee e gli interessi materiali dell'attuale centrosinistra. Quello che governa le “regioni rosse” e ha una base di riferimento nelle imprese, nelle Cooperative, in larga parte di ceti professionali e manageriali che si contende, ad esempio, con la Lega al nord; quello di estrazione moderata, pensa a personaggi come Penati e Chiamparino che nella loro esperienza di governo a Milano e Torino hanno fatto di tutto per assomigliare al centrodestra (e poi, non sei tu ad aver detto che dei due Letta il più a sinistra è Gianni?); quello di estrazione cattolica benpensante che su unioni e libertà civili o su sessualità e famiglia tiene alta la guardia; quello di estrazione clientelare, ampiamente radicato al sud dove, spesso, ha punte di contiguità con la malavita. Come pensi di poter miscelare tutto questo non tanto in una ipotesi di governo – quello si riesce sempre a farlo – ma in un'idea di società, in una visione che abbia un certo interesse e che davvero contribuisca al cambiamento?
10) Infine, questo paese è pietrificato, diretto da caste e classi sociali che difendono con le unghie privilegi ancestrali (si pensi all'evasione fiscale), monopolizzato da apparati di potere – politici, confindustriali, clericali, istituzionali, accademici, sindacali, massonici e burocratici – che hanno ben saldo il controllo dello Stato e delle "cose" pubbliche. Tutto questo può essere scacciato, o quanto meno incrinato, semplicemente da una spinta popolare che innalzi la tua candidatura e la tua persona? Non c'è bisogno invece di una consapevolezza nuova, di un blocco sociale coeso e convinto delle proprie ragioni, organizzato democraticamente, capace di scontrarsi con quegli apparati, di resistere e di provare a vincere? Non c'è bisogno di una visione politica della trasformazione animata da migliaia e migliaia di occhi e gambe che lavori sulle proprie proposte, realizzi un'egemonia reale nel paese, trascini dalla propria parte gli indecisi e alla fine prevalga? Insomma, caro Nichi, non ci sarebbe bisogno di una rivoluzione?