venerdì 9 luglio 2010

Melfi, rappresaglia della Fiat contro gli scioperi

Tre lettere di sospensione cautelare a due delegati fiom e a un operaio


“Rappresaglia antisindacale”. Così la Fiom definisce le tre lettere di sospensione cautelare che hanno raggiunto due delegati e un operaio della Fiat-Sata rei di aver dato vita nei giorni scorsi ad alcuni scioperi contro l’aumento dei ritmi di lavoro. La Fiat alza il livello dello scontro sindacale. E lo fa mettendo a fianco di Pomigliano d’Arco, dove la materia del contendere è, tra gli altri, proprio le condizioni di lavoro, anche lo scacchiere di Melfi. La risposta delle “tute amaranto” non si è fatta certo attendere. All’alba di giovedì 8 luglio sono cominciati i primi scioperi e cortei interni, che si sono protratti per tutta la giornata. Gli operai hanno praticamente bloccato il sito produttivo. Secondo i dati forniti dalla Fiat-Sata, che nel conteggio ci mette anche chi è in cassa integrazione, lo sciopero è riuscito in pieno raggiungendo il 39%. Stamattina davanti ai cancelli dello stabilimento di Melfi della Fiat, oltre alle tute blu in assemblea, c'erano anche gli operai di alcune aziende dell'indotto, Johnson Control, Plastic Components, Benteler, Itca, Commer, Tiberina, Magneti Marelli.
Era da almeno una settimana che a Melfi si susseguivano tutti i giorni scioperi articolati nei vari reparti per protestare contro il comportamento della direzione che, unilateralmente e senza confronti preventivi con la Rsu, ha deciso l’incremento della produzione nell’ordine del 10%, senza alcun inserimento aggiuntivo di lavoratori.
Tutto ciò mentre in c’è il ricorso alla Cassa integrazione. In pratica, si chiede di lavorare di più ai turni operativi, mentre gli altri turni sono collocati in Cassa integrazione.
Questo ha suscitato la protesta dei lavoratori. E la conseguente indizione degli scioperi.
Nella giornata di martedì 6 luglio, la Fiat ha deciso unilateralmente di aumentare la velocità delle linee anche nello stabilimento di Cassino (Frosinone). Dopo uno sciopero di 2 ore, però, la direzione dello stabilimento ha ripristinato la cadenza consueta. A Melfi, invece, ha deciso di andare allo scontro duro.
. <È un atto gravissimo – continua la Fiom - che conferma il disegno autoritario della Fiat.>
La Fiom, e le altre organizzazioni sindacali, hanno chiesto alla Fiat il ritiro immediato dei provvedimenti disciplinari.
Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom-Cgil, ha rilasciato la seguente dichiarazione: .
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Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. «Sosteniamo la protesta e lo sciopero ancora in corso alla Fiat a Melfi che si sta estendendo alle fabbriche dell'indotto. A Pomigliano si vuole imporre il divieto di scioperare; a Melfi si licenzia chi sciopera. La Fiat -sottolinea Ferrero- è anticostituzionale, il governo intervenga per impedire questa illegalità criminale. Sosteniamo le iniziative che chiedono il ritiro immediato dei licenziamenti, consentendo ai lavoratori ed ai delegati di rientrare subito in fabbrica e di avviare la trattativa sindacale».
Giornata di protesta oggi anche a Mirafiori. Le tute blu si sono fermate per due ore questa mattina alle Carrozzerie di Mirafiori per il premio di risultato che dovrebbe essere corrisposto dall'azienda a fine mese. Procalamato da Fim, Fiom, Uilm e Cobas, l'astensione dal lavoro, secondo i sindacati, ha registrato un'adesione tra l'80 e il 90 per cento. Inoltre, sempre secondo il sindacato, 1500 lavoratori sono usciti in corteo dalla porta 2. «Questo sciopero - sottolinea per la Fiom Federico Bellono - evidenzia lo stato di malessere che c'è tra gli operai sulla situazione Fiat. Inoltre in un momento in cui i redditi sono già pesantemente compromessi dalla cassa integrazione, il silenzio dell'azienda sul premio di risultato preoccupa molto», conclude. «Il timore - aggiunge ancora Bellono - è che l'azienda possa defalcare dall'eventuale premio di risultato gli aumenti contrattuali, così come era stato ipotizzato al momento dell'accordo separato sul sistema contrattuale non sottoscritto da Cgil e Fiom. Questo silenzio - conclude - ci preoccupa per il rischio che così il premio potrebbe essere più basso del dovuto».

Fabio Sebastiani

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