sabato 28 febbraio 2009

"GIOVANI" PENSIERI

Articolo comparso su Officina, periodico di cultura e politica della città di Melfi, sul numero di gennaio/febbraio 2009 con il titolo "Melfi, i giovani e...la politica"


Se provate a chiedere ad un ragazzo della nostra città: “ Hai fiducia nei politici e nella politica della tua città?” Avrete come risposta: “Assolutamente no! I politici pensano solo ai fatti loro”.

D'altronde come dargli torto. Nell’era del caos e del trasformismo è difficile distinguere i politici disonesti da quelli (ammesso che ce ne siano) che lavorano realmente nell’ interesse dei cittadini.

POLITICA secondo l’etimologia della parola, e stando anche ad un’antica definizione scolastica , significa “Arte di governare la società”. E se così fosse, i nostri politici dovrebbero essere, quindi, gli “artisti” capaci di incarnare quest’ arte? Bene. Allora siano pronti, lor signori, a ed esser così sottoposti alla critica dei più severi giudici “d’arte”: i giovani!

In questo momento storico cosa pensano i ragazzi della politica?

Basti vedere il livello di militanza che c’è all’interno dei partiti o associazioni politiche per rendersi conto del fatto che ai giovani la politica interessa sempre meno: “Tanto non cambia mai nulla. Ormai il sistema di potere è impossibile da smantellare. Destra o sinistra? Sono tutti uguali!”.

Queste le voci di molti ragazzi, della nostra città, sfiduciati da questa politica nostrana (o un po’ strana?).

“A Melfi? La politica si fa solo in campagna elettorale” secondo Michele di 21 anni.

“Dicono che il futuro è in mano a noi nuove generazioni, che saremo noi la classe dirigente di domani, ma fino ad ora nessun reale passaggio del testimone” dice Alessandro, 28 anni.

C’è chi lamenta la mancata attenzione da parte della politica cittadina nei confronti di chi ha interessi un po’ diversi, come la passione per la musica, il teatro o il cinema.

Per Dario, 33 anni, Melfi più che una cittadina democratica, somiglia più ad un’ oligarchia“perché l’amministrazione comunale decreta, e dispone e l’opposizione, sempre che esista, guarda, ascolta, molto spesso annuisce, senza batter ciglio” e ancora“Come faccio a fidarmi della politica, se gli interessi privati tagliano trasversalmente tutti gli schieramenti politici?”. E potrei continuare ancora citando Luigi, Alfonso, Francesco, Antonio, sentireste sempre la solita frase: “Destra o sinistra, sono tutti uguali”.

E alla domanda: “Perché, allora, non iniziare a fare politica attiva?” si pone un duplice problema: in primis, Melfi soffre mortalmente della carenza di strutture, perché oltre a difettare di cinema e teatro (e non mi citate il Ruggero sennò sono guai), manca di veri e propri centri di aggregazione giovanile, dove poter formare una propria coscienza politica e sociale, dove poter ritrovare il contatto umano con le altre persone, sentire opinioni diverse, esporre le proprie idee, confrontarsi mettendosi in gioco, scoprire capacità nascoste che non si credeva di possedere. Insomma manca un Centro Sociale! Ma tutto questo non sembra interessare la politica melfitana. Marciapiedi, manti stradali, aiuole quante ne volete, ma per piacere niente Centro Sociale.

E per alcuni ancora non è chiaro come mai molti ragazzi non credono nella politica: “I giovani di oggi? Sono disinteressati. Noi alla loro età eravamo tutto un fermento. Credevamo in qualcosa, noi!” mentre questi giovani non credono nella possibilità di un cambiamento, di una svolta, sono sfiduciati, timorosi di essere usati come semplice strumento di propaganda in mano a vecchi politici. Antonio, 19 anni, mi fa notare come durante le scorse elezioni amministrative, le due coalizioni antagoniste, andassero “a caccia” di giovani ragazzi da candidare nelle rispettive fila: “Abbiamo candidato anche dei giovani ragazzi”bofonchiavano alcuni, tutti contenti, illudendosi che questi giovani candidati avrebbero ricevuto magari il voto dei propri amici. Magari poi quegli amici hanno le proprie idee o simpatie politiche, magari lavorano per qualcuno vicino al candidato opposto a quello in cui è candidato il proprio amico con il risultato che: o non vanno a votare (per non correre rischi), o votano per l’avversario (per continuare a lavorare tranquilli). E qual è stato il risultato? Il risultato è stato che quei (poveri) ragazzi sono serviti a fare numero e a portare il voto (anche se misero perché tutto fa brodo) dei propri cari, che in quell’occasione avranno votato in massa, cercando di far tornare magari anche qualche parente migrante per far ottenere al proprio caro ragazzo un risultato dignitoso.

Scherzi a parte, finite le elezioni cosa succede alle aspettative magari di quel ragazzo che, perché no, aveva anche creduto in quel progetto politico? Tutto ritorna alla normalità e finisce che la persona per la quale eri candidato non ti riconosce nemmeno per strada. E giustamente si perde la fiducia nella politica con il conseguente allontanamento da essa e con la solita frase “Sono tutti uguali. La politica è diventato lo strumento tramite il quale i politici curano i propri interessi e quelli dei propri eletti” e, si badi bene, non degli elettori.

Si smorza così la voglia e la passione di quelle ragazze e di quei ragazzi che vogliono fare politica, ma non sono interessati a far parte di questo sistema marcio.

A questo proposito, se mi è permesso, vorrei fare una piccola considerazione.

La mia città, la nostra città, rischia di sprofondare nella paralisi più nera. Se è vero che l’evoluzione di una società si misura in base al livello culturale che questa ha raggiunto, la nostra città è ancora un embrione. Ai ragazzi, miei coetanei, senza nessuna presunzione, dico di essere disincantati, di fare politica sempre e comunque, ma che questo non significhi darsi da fare solo per portare voti e solo in occasione delle scadenze elettorali, ma bensì lavorare seriamente, con coerenza e onestà, affinché il vento cambi e porti con se una società più giusta. Pretendete di fare politica e di avere il diritto di decidere del vostro futuro. Non importa la fazione politica, la cosa importante è trovare il coraggio di abbracciare una ideologia (perché non è vero che queste sono morte, come qualcuno sostiene, ma anzi sono vive più che mai) ed essere coerenti con questa. Bisogna che le nostre generazioni lavorino affinché politica e interessi viaggino su due line parallele.

Il nostro contesto storico ci vuole filantropi, innamorati disinteressatamente della nostra città e patria. In conclusione vorrei citare un piccolo grande uomo, Mahatma Gandhi, che diceva:“Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.” E così sia.

Maurizio Ceccio.

DIRITTO "PRIVATO"

Articolo comparso su Officina, periodio di cultura e politico della città di Melfi, sul numero di novembre/dicembre 2008.


L’inizio dell’articolo 34 della Carta Costituzionale Italiana recita così: La scuola è aperta a tutti.”

Sessant’ anni dopo la sua entrata in vigore, il IV governo Berlusconi, affonda un altro, ennesimo,  pesante colpo alla libertà individuale dei cittadini, e in questo caso, a quella degli studenti. E lo fa con una legge, la numero 137/08, nota anche come Decreto Gelmini. Per fare un breve riassunto, la legge prevede soprattutto il “riassetto” della scuola primaria di primo e secondo grado (rispettivamente la “vecchia” scuola elementare e la “vecchia” scuola media) e dell’Università, anche se le disposizioni economiche per quest’ultima sono contenute nella Legge 133 del 6 Agosto 2008.

Ormai è convenzione che quando bisogna preservare il “tesoro dello Stato”, i Pirati del Parlamento “risparmino” sull’Istruzione. Perché è di risparmio che si parla e non di riforma.

Essendo, chi vi scrive, uno studente universitario precario (meglio iniziare da subito certe “esperienze”) vedremo i punti salienti della legge 133/08 che titola:

"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria".

Dunque una legge di stampo economico-finaziaria che prevede:

 

·         Tagli per 1.441,5 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Ordinario (fonte principale per le entrate delle Università statali) nel quinquennio 2009-2013;

·         Blocco del turn-over (ossia la possibilità di assumere nuovo personale ogni 5 posti vacanti) del 20% dal 2009 al 2011 e del 50% per il 2012.

·         Possibilità di trasformare le Università in Fondazioni private (possibilità incentivate anche da agevolazioni fiscali per chi deciderà di finanziare le Fondazioni).

 

È inutile dire che con questa operazione si sta cercando di porre le Università sotto il controllo, ormai ossessivo e onnipresente, dell’ economia.

La strategia è questa: diminuire il finanziamento pubblico alle Università statali, in modo che queste vadano in rovina e siano costrette, per ovvi motivi, a tagliare posti di lavoro, ad assumere personale con una percentuale molto prossima allo 0% della domanda e a diventare Fondazioni private, quindi strutture gestite con i fondi di privati.

Tutto questo a scapito di giovani ricercatori e studenti, che si vedono limitata la libertà di accesso all’ultimo grado distruzione. Infatti Fondazione è sinonimo di aumento delle rette universitarie; queste potranno essere gestite dalle Fondazioni a proprio piacimento e ciò comporterà che le famiglie con un alto reddito potranno continuare a mandare i propri figli all’Università/Fondazione, mentre per chi apparterà allo scalino più basso della “gerarchia sociale”, ci sarà (se ci sarà) una università pubblica, ma ridotta ai minimi termini. Perciò il figlio del dottore, farà il dottore.  Il figlio dell’operaio? Sicuramente non farà nemmeno l’operaio, visto i livelli di assunzione nelle fabbriche. Ma in una società così selettiva ed elitaria, come quella nostra contemporanea, non abbiamo il tempo per pensare al benessere di tutti. Per questo ci concentriamo su chi il benessere già ce l’ha. È più facile, no?

Ma non solo. Essendo le Fondazioni, gestite dai grandi poteri economici viene minata quella che è la libertà di ricerca, che verrebbe asservita al potere economico e alle logiche del profitto; quindi una ricerca fine soltanto alle logiche di mercato e non fine alla ricerca in quanto tale.

Ora una osservazione è d’obbligo:  non vi sembra che tutto questo ricordi molto il modello Statunitense? Premesso che sono molto entusiasta dell’elezione di Barack Obama a 44° Presidente degli Stati Uniti d’America (spero rivoluzioni l’America e con essa le sorti del pianeta), non posso non essere critico, d’ altra parte, su quel fenomeno conosciuto con il nome di “americanizzazione”. Ora non per fare la polemica, ma quando si dice “l’Italia non è l’America” non è un caso. La nostra storia è diversa dalla loro storia, la nostra economia è diversa dalla loro economia e quindi la nostra società è diversa dalla loro società. Per questo io mi chiedo:  perché dobbiamo a tutti i costi fare nostra una esperienza che nostra non è? Il nostro sistema Universitario ha sicuramente bisogno di essere riformato, ma non importando modelli dall’estero, bensì lavorando con chi nella scuola ci vive e lavora. Perché non possiamo creare un sistema universitario tutto nostro, che risponde alle nostre caratteristiche di economia e società? È così difficile lavorare, veramente, per il bene reale dei cittadini, in questo caso studenti? I miei ventidue anni non vogliono rassegnarsi ad un mondo già scritto, pre-impostato, non posso e non voglio credere che la situazione resterà questa perché è davvero sconfortante. Voglio crede piuttosto che il mio futuro di studente e lavoratore sia nelle mie mani, e che nelle mani di ogni altro ci sia il proprio avvenire. Dobbiamo lottare fino in fondo, perché a tutti sia garantito di competere nella società con le stesse possibilità “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.” (estratto del II articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

 

In conclusione vorrei ringraziare l’associazione Officina che ha permesso a me, un giovane studente precario, di scrivere il mio pensiero e di condividerlo con chiunque abbia avuto la bontà di leggerlo.

Grazie.

 

Maurizio Ceccio.

venerdì 27 febbraio 2009

LETTERA

Ancora su ambiente ed energia. Chi ci scrive è un dottore in Relazioni Internazionali ed Economia e Politica dell’Integrazione Europea.
Come sempre, buona lettura.

Ho letto con interesse lo scambio di vedute tra l’ingegnere lucano e la sezione di Melfi della Sinistra Arcobaleno. Uno scambio di opinioni è sempre ritenuto proficuo se porta a delle convergenze e non a sterili scambi di vedute. Chi vi scrive è un lucano dottore in Relazioni Internazionali ed Economia e Politica dell’Integrazione Europea. Durante gli anni trascorsi all’Università ho avuto modo, di esaminare le politiche pubbliche di vari Paesi. La politica ambientale rientra tra queste. E’ stato per me interessante notare come un problema specifico dell’Italia è sempre il guardare altrove per trovare esempi di funzionalità ed efficienza e tentare di “copiare” tali policies, tra l’altro ottenendo scarse performance nell’implementazione delle stesse.
Prima però di procedere alla descrizione del mio punto di vista in merito alla questione ambientale, vorrei portare alla vostra attenzione un problema, il quale dimostra come la società italiana sia ancora legata ad un linguaggio politico non consono ad instaurare un clima che favorisca lo scambio di vedute e pareri in modo proficuo. Come è possibile notare dalla prima lettera inviata dall’ingegnere in questione, e la risposta che seguita ad essa, si tende ad instaurare il “dialogo” in base ad un sarcasmo sterile. Un passaggio su tutti che esemplifica la questione è questo:
“La sola idea di un inceneritore crea sgomento in soggetti profondamente ignoranti ed allergici all'inevitabile progresso tecnologico.
Iniziamo bene! Ci illumini lei Ingegnere.
Non mi meraviglio della vostra clamorosa disfatta alle elezioni.
Complimenti a voi per averle vinte.
Tali esternazioni minano la possibilità che si possa instaurare un vero dialogo su una materia, quella ambientale, la quale dovrebbe assumere una priorità rilevante nel dibattito politico odierno. Vorrei sottolineare però come la politica nazionale sia il riflesso di quello che avviene a livello locale. Non c’è da meravigliarsi se l’arena politica italiana stia affrontando ormai da anni un’impassenon facilmente superabile.
Inutile soffermarsi oltre su tale punto. Ritornando alla questione ambientale, come dicevo prima, l’Italia ha la tendenza a guardare altrove per trovare esempi di efficienza e funzionalità. Mi riferisco soprattutto ai Pesi Scandinavi, i quali assurgono a benchmark per tali politiche. Vorrei far notare però che in questo caso sarebbe un errore tentare di adottare certi standard per l’Italia, poiché si parla di contesti sociali, economici e politici anni del tutto diversi dal nostro. Vorrei sottolineare come la politica ambientale sia innanzi tutto il prodotto di un ben determinato contesto sociale; il che vuol dire che una società che presenta bassi livelli di frattura al suo interno ha più possibilità di eccellere e portare a compimento scelte strategiche in questo campo e non solo. La società italiana, purtroppo, presenta al suo interno divisioni tali da rendere impossibile una attuazione e implementazione simile di politiche ambientali. Reputo anche un errore il guardare sempre all’estero per trovare esempi di efficienza. Forse l’Italia soffre di complessi di inferiorità?
Non guardiamo troppo oltre, rimaniamo nel Sud Italia e prendiamo ad esempio un paese del Salernitano, ovvero Mercato San Saverino, nel quale la raccolta differenziata ha raggiunto una dimensione è pari al 60% dei rifiuti. Un tale dato non è da sottovalutare assolutamente. Sono questi gli esempi a cui si deve mirare, i quali indicano come si possibile innanzi tutto operare per il bene del nostro paese, limitando l’uso di discariche ed inceneritori e, soprattutto, alimentano anche l’economia: non dimentichiamo che anche quello dei rifiuti può essere un business proficuo per enti locali e per chi vi lavora. Unire le due cose – economia ad interessi primari ambientali – non può far altro che incrementare il senso di civiltà di una popolazione, la nostra, che da troppo tempo ha dimenticato i valori ambientali.
Il mio invito pertanto è quello di far sì che i dialoghi tra e fra le parti assumano dei toni che possano elevare il contenuto degli stessi e soprattutto dare la possibilità di individuare le soluzioni più efficaci ai problemi societari – ambientali e non – in modo da far sì che il nostro Paese non guardi più altrove per trovare esempi di funzionalità, ma che sia guardato dagli altri come esempio.

Dott. Giuseppe Luca Moliterni

Gentile dottor Moliterni,

La ringrazio per averci dedicato il suo tempo e per averci scritto. Noto con piacere che la discussione sulla "questione ambientale-energetica" sta suscitando molto interesse tra la comunità lucana e sono contento che il nostro blog ospiti molti punti di vista di rilevante interesse.

E' vero quando dice che "l’Italia ha la tendenza a guardare altrove per trovare esempi di efficienza e funzionalità", ed è anche vero che soffriamo di complessi di inferiorità.

Tuttavia credo anche che il motivo per cui il nostro paese abbia bisogno di guardare "altrove", per trovare degli esempi validi, sia dovuto alla mancanza (quasi totale) di investimenti da destinare alla ricerca, materia che "dovrebbe" trovare soluzioni (e quindi sviluppare tecnologie) eco-socio-compatibili.

Concordo pienamente con Lei quando analizza le fratture sociali che travagliano la nostra terra, ma purtroppo questo fa parte del processo di "crescita" della nostra giovane nazione. L'Italia ha solo 148 anni a differenza delle altre nazioni europee che hanno raggiunto una unificazione politica e sociale quando Dante scriveva la sua Commedia. Questo ha fatto si che le popolazioni del resto d' Europa acquistassero nei secoli quell' identità nazionale che a noi manca. Ma non vorrei divagare troppo, quindi mi fermerò qui.

Concludo ribadendo che gli inceneritori, come le discariche, non posso e non devono essere la soluzione per lo smaltimento dei rifiuti e che bisogna investire nella raccolta differenziata. La penso esattamente come lei per quanto riguarda gli aspetti di crescita economica legati alla valorizzazione dei rifiuti. Ben venga la concertazione politica in merito alla questione.


La ringrazio ancora.

Distinti saluti.

Maurizio Ceccio.


P.S. Spero che le due frasi (in realtà una perchè i complimenti per aver vinto le elezioni sono sinceri e non sarcastici) da lei citate all'inizio della sua lettera non le abbiano fatto scadere tutto il resto. Oltre alla provocazione, che fa parte della "dialettica politica", ci sono state risposte, certo non esaustive, ma (mi auguro) neanche sterili, alla questione. Mi incoraggia, tuttavia, il fatto che siano seguite altre tre e-mail (la sua compresa) sulla discussione e credo che se non ci fosse stata la volontà di instaurare un "dialogo", di certo avrei potuto utilizzare toni ben diversi da quelli che poi ho usato. Ma per citarla e per concordare, ancora una volta con lei, credo che sia "Inutile soffermarsi oltre su tale punto."

Naturalmente, se lei mi autorizzerà, pubblicherò la sua lettera sul blog.


La ringrazio ancora.

A presto.

Sull'energia...

Chi ci scrive oggi è un giovane dottore in ingegneria per l'ambiente ed il territorio sempre di Matera. Di seguito troverete, oltre alla risposta, il suo pensiero sulla questione energetica.
Buona lettura.

Salve.
Prima di tutto vorrei esprimere anche io la mia solidarietà ai ragazzi di QuiMateraLibera oggetto delle intimidazioni subite per aver cercato di fare un pò di chiarezza circa la disinformazione che si stava mettendo in atto con un convegno più celebrativo di un progetto nefasto, che di divulgazione scientifica...
Sono anch'io un giovane dottore in ingegneria per l'ambiente ed il territorio di Matera.
Vorrei prendere le distanze dalle parole spese dal mio collega a favore degli inceneritori....ed invece concordare pienamente ed associarmi su quanto detto a tale proposito, in risposta, dal signor Maurizio Ceccio.
In più vorrei porre l'attenzione sul fatto che sempre più insistentemente da parte del governo in carica, si parla di un rapido ritorno al nucleare.
Le moderne tecnologie nucleari, benchè più sicure rispetto a quelle passate, comportano ad ogni modo sostanziali percentuali di rischio, senza considerare l'irrisolto problema delle scorie nucleari di cui, visto chi è al governo, ancora una volta il Sud, se non proprio la Basilicata, dovrebbe farsene carico.....
Ricerche internazionali confermano che siamo a buon punto sul nucleare pulito a fusione; sarà anche per questo che importanti Paesi al mondo hanno terminato di costruire centrali nucleari vecchio tipo, sporche, e hanno indirizzato i loro sforzi economici e di ricerca sulle fonti rinnovabili, che con un adeguato piano energetico, consentirebbero un gran risparmio su bollette dell'elettricità e del gas...
Ottimo in tale proposito vedo l'incontro svoltosi il 14 Maggio scorso tra i Presidenti delle Province del Mezzogiorno per avviare un confronto sul tema dello sviluppo energetico sostenibile dei territori e analizzare le opportunità programmatiche e progettuali derivanti dal Programma Operativo Interregionale "Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico" 2007-2013.
Sarà forse che alcune lobbies vogliano un ritorno al nucleare per scopi bellici??? (Le scorie vengono anche utilizzate per la costruzione di armamenti...)
Quali sono gli interessi occulti di chi vuole questa controtendente scelta di un ritorno al nucleare "sporco", per altro facendo carta straccia di un referendum??
Da parte mia auspicherei una seria impostazione di produttività energetica basata sulle energie pulite e rinnovabili, magari fatta in maniera federalista ma non per questo senza il vincolo della solidarietà interregionale e vorrei lanciare uno sprone a tenere alta la guardia su tali tematiche a difesa della nostra salute, del nostro ambiente e territorio.
Desidero infine rivolgere un saluto a tutte le compagne ed i compagni, amiche ed amici, che si adoperano instancabilmente ogni giorno per la difesa dei diritti e delle libertà.

Saluti.
Mario Monaco

Gentile signor Monaco,

La ringrazio per le belle parole e per il sostegno.

Alle nostre generazioni tocca un compito insidioso e arduo, quello di combattere contro la cattiva informazione. E sulla questione energetica se ne fa tanta. Dobbiamo riuscire a mantenere immutata nel tempo la stessa onestà morale ed intellettuale che ci muove oggi per far si che il futuro, domani, sia migliore per tutti.

Anche, e soprattutto, per chi crede che le nostre politiche siano prettamente disfattiste e mai costruttive.


A sua disposizione.

Cordialmente, La saluto.
Maurizio Ceccio.

C' E' POSTA PER TE! - Parte seconda

Pubblichiamo la risposta dell'Ingegnere al post "C' E' POSTA PER TE". Il nome dell'Ingegnere è stato volutamente omesso per rispettare la sua privacy:

Sono lieto che lei abbia rispettato la mia privacy. GRAZIE.
E' evidente che abbiamo opinioni abbastanza divergenti circa la congettura dei termo-valorizzatori
Sono assolutamente favorevole alla raccolta differenziata e concorde sul fatto che in Italia alcune leggi non vengano fatte rispettare, sopratutto sui luoghi di lavoro.
Come mai a Brescia e nei comuni lombardi, gli abitanti hanno accettato serenamente i loro termovalorizzatori senza protestare etc...?
Forse, a mio giudizio, è una questione di civiltà e mentalità che nel sud Italia tarda ad arrivare.
Ciò nonostante, rimango fermamente convinto che se costruiti a regola d'arte, cosi come prevedono le normative tecniche, tali termo-valorizzatori possano rappresentare delle ISOLE ECOLOGICHE.
In ultimo, da amate dell'arte, cultura e teatro quale sono, le faccio i miei più sentiti complimenti per le sue attività artistiche.
Acconsento che il contenuto di tale mail, possa essere pubblicato sul vostro blog, ma desidero venga rispettata la mia privacy.

La ringrazio

I miei migliori saluti
Ing. [Nome omesso]

Gentile Ingegnere,
la ringrazio per aver acconsentito alla pubblicazione, sul blog, di questo nostro scambio "telematico epistolare".
Vorrei informarla che a Brescia, nonostante l' INCENERITORE più funzionale e all'avanguardia d'Italia, le ultime misurazioni ambientali hanno riscontrato la presenza di nanoparticelle metalliche nel sottosuolo del bresciano e in alcuni prodotti agricoli provenienti dalle stesse terre. Dunque Brescia, a mio avviso, non può essere l'esempio da seguire.
Non credo comunque che questo dipenda da arretratezza culturale, piuttosto da una scarsa informazione e da una cattiva analisi della questione. Vede se si riuscisse a portare la raccolta differenziata a livelli ottimali gli inceneritori non avrebbero senso. E' una questione prettamente economica perchè intorno ad un inceneritore girano milioni di euro e posti di lavoro facilmente barattabili ora in cambio di un voto, ora di un qualche tipo di "favore".
La questione dello smaltimento dei rifiuti non è così nobile per i "potenti" come forse lo è per lei.
Naturalmente lei rimarrà con le sue convinzioni, io con le mie.

Credo che il nostro sia stato un bell'esempio di convivenza civile e democratica.
La ringrazio sentitamente per gli auguri e le rinnovo i miei saluti.

Con stima.
Maurizio Ceccio.

C' E' POSTA PER TE! - Parte prima

Pubblichiamo un' e-mail , con la relativa risposta, dell' 11 maggio 2008, relativa al comunicato di Rosa Rivelli e Titti De Simone del 2 Aprile in merito alla costruzione dell'inceneritore di Matera. Chi ci scrive è un giovane ingegnere ambientale/energetico a favore dell' INCENERITORE:

Vi scrive un ingegnere ambientale/energetico materano di 27 anni.
Grazie per averci scritto.
Vorrei rispondere al comunicato pubblicato sul vostro sito, a cura di Rosa Rivelli e Titti De Simone circa l'ipotesi di un inceneritore a Matera.
Prego.
La sola idea di un inceneritore crea sgomento in soggetti profondamenti ignoranti ed allergici all'inevitabile progresso tecnologico.
Iniziamo bene! Ci illumini lei Ingegnere.
Non mi meraviglio della vostra clamorosa disfatta alle elezioni.
Complimenti a voi per averle vinte.
Per iniziare vi informo che è parecchio errato definirli inceneritori. Il termine esatto è TERMO-VALORIZZATORE vale a dire un macchinario (centrale cogenerativa) che elimina il rifiuto dalla faccia della terra trasformandolo al tempo stesso in energia elettro/termica.
Mi permetta:
1) Non è errato definirli inceneritori in quanto i materiali che raggiungono questo mostro ecologico, vengono inceneriti.
2) Il termine esatto non può essere quello di TERMO-VALORIZZATORE in quanto oltre a bruciare materiale (come legno, plastica e carta) che, sì, producono energia (a patto e condizione che la temperatura di cremazione non sia inferiore ai 900°C, cosa pressocchè impossibile, altrimenti anche materiali come la plastica, ma anche gli stessi avanzi di cibo, una votla bruciati disperdono diossiana nell'aria) viene bruciato anche quel materiale che non da nessun tipo di resa dal punto di vista energetico (metalli pesani, particolati e inerti).
3) Non è corretto dire "che elimina il rifiuto dalla faccia della terra" in quanto i materiali bruciati (sia liquidi che solidi) non scompaiono come per magia, ma si trasforno in nanopolveri e in fumi. Questi ultimi decompongono i materali in particelle piccolissime (da 0.1 a 2,5 micron di diametro). Gli INCENERITORI, dunque, filtrano particelle fino a 10 micron di diametro, il resto oltrepassa questi filtri, si disperde nell'ambiente e non essendo i nostri bronchi in grado di filtrare particelle così piccole, queste entrano in circolo attraverso il sangue e si vanno a depositare nei nosrti organi.
I veri ambientalisti, quelli nord-europei, anni luci avanti rispetto ai fondamentalisti comunisti antiprogresso e devoti alle politiche del NO, ci insegnano i vantaggi apportati dai termovalorizzatori. Vantaggi ambientali&energetici dimostrati ingegneristicamente e non utopisticamente come siete soliti fare voi comunisti.,
I veri Ambientalisti, quelli con la A maiuscola, adottano, come unico modo per valorizzare i rifiuti, LA RACCOLTA DIFFERENZIATA. Del resto non è utopia se una nanoparticella metallica da 0,1 micron di diametro si deposita nelle nostre cellule creando gravi danni alla salute, ma scienza. Poi per quanto riguarda i "fondamentalisti comunisti antiprogresso ecc ecc.." è solo vecchia retorica che si rispolvera quando si vuole fare un po' di populismo.
Vi elenco i vantaggi:
1) Eliminazione del rifiuto e quindi NON costruire discariche ogni 25 anni e riempire il nostro territorio di pericolose bombe ecologiche quali sono le discariche a cui voi siete tanto affezionati. Le discariche abusive e non, nel napoletano si pensa siano origini di forme tumorali nelle popolazioni vicine. Volete che la Basilicata diventi una pattumiera come la Campania? Se lo volete sono d'accordo con voi nel dire di no ai termovalorizzatori.
Ingegnere la campagna elettorale è finita! La sinistra non è per le discariche intese come è convezionale intenderle.
Le spiego: adottando la raccolta differenziata una gran parte dei "rifiuti" (80%) sarebbe VALORIZZATA grazie al riciclaggio. Quindi un buon 80% (!!!!!) dei rifiuti non andrebbe in discarica. Resta un altro 20% di rifuti che in ogni caso, causa (scusi il gioco di parole) un impatto ambientale ben inferiore a i residui tossici (calce, ceneri, ecc...)lasciati da un INCENERITORE. Non vogliamo assolutamente che la Basilicata diventi una pattumiera. Le ricordo la lotta fatta per Scanzano Jonico dove un governo sicuramente non Comunista aveva individuato come sito di stoccaggio per le scorie nucleari proprio la nostra regione. Quindi basta con questa storia che i comunisti vogliono le discariche, va bene?
2) Si trasforma il rifiuto in combustibile rinnovabile che andrebbe a produrre energia per le abitazioni vicine al termovalorizzatore. Da cui drastico risparmio di luce e gas in bolletta. Vi dispiacerebbe risparmiare tanti soldini in bolletta???
La soluzione della "Questione energetica" non è assolutamente l'INCENERITORE. Se però insiste può sempre comprare casa a San Nicola di Melfi oppure a Lavello in modo da poter avere a portata di mano il suo, come lo chiama lei, TERMOtrattinoVALORIZZATORE FENICE.
3)Se il termovalorizzatore è costruito a regola d'arte, vale a dire secondo i criteri dell'ingegneria e non secondo opinioni filosofiche, dai camini fumanti è possibile far fare i vapori balsamici ai bambini e/o anziani.
Spero che lei, o un suo figlio, voglia darci una dimostrazione degli effetti benefici dati dai camini fumanti di un inceneritore.
Le quantità di sostanze nocive uscenti dal termovalorizzatore devono essere in quantità tali da essere tollerate dall'uomo e dall'ambiente. Ci sono delle normative, direttive europee etc... che regolamentano ciò. Studiatele!
Peccato che non basta studiare le normative, direttive europee ecc.. per far si che si attuino e soprattuto si rispettino. L'Italia è sempre l'Italia!
4) I residui della combustione vengono inertizzati e solidificati per poi essere reciclati nel settore edile.
Anche lo smaltimento dei residui di combustione causa un impatto ambientale non meno incisivo della combustione stessa. Ma se a lei piace così!
Voi di sinistra dovreste essere dei difensori della cultura. Bene, andate a studiare l'ingegneria che sta dietro la progettazione di queste ISOLE ECOLOGICHE chiamate TERMO-VALORIZZATORI.
E lo saremo per molto tempo ancora, ma il consiglio che voglio darle è quello di andare a studiare un po' della sconfinata letteratura Scientifica che c'è dietro le emissioni nocive di questi MOSTRI ECOLOGICI chiamati INCENERITORI.

MORALE:
Nel 21° secolo, nell'anno 2008 d.c. le discariche rappresentano la preistoria per come smaltire il rifiuto.
Infatti la sinistra è da sempre con la RACCOLTA DIFFERENZIATA e il RICICLAGGIO, unico modo reale per valorizzare il rifiuti.
Il rifiuto è una risorsa che apporta benessere sociale attraverso l'utilizzo del termo-valorizzatore.
Ora basta con gli slogan però.
A disposizione per ulteriori chiarimenti.
Abbiamo le idee molto chiare sulla faccenda quindi non si disturbi.
Distinti saluti
Cordiali saluti a lei.
Ing. [Nome omesso]
Maurizio Ceccio.

A voi i commenti!